Kristi Stassinopolou & Stathis Kalyviotis – Nyn (Riverboat Records, 2016)

In greco antico la parola ‘nyn’ significa ora, e sintetizza - in un unico termine che sembra quasi un’icona - il senso del nuovo lavoro dei due artisti ateniesi Kristi Stassinopolou & Stathis Kalyviotis, cantante, poetessa, scrittrice la prima, polistrumentista, compositore, arrangiatore il secondo. “Nyn” si impernia sull’aspetto dell’atteggiamento ‘esistenziale’, agganciandosi alle vicende degli ultimi anni, quando la Grecia è stata catapultata in una profonda recessione per affrontare la quale sono stati adottati severi provvedimenti di austerity. Mentre la ricerca di una soluzione è ancora in corso, guardando alla vita nella repubblica greca duramente colpita dalla disoccupazione e dalla povertà, l’album propone un’esortazione che si ispira alla meditazione per affrontare le incertezze del futuro. “Nyn” guarda indietro e al tempo stesso usa la musica contemporanea per tratteggiare orizzonti nuovi, è un flusso aperto alle melodie ed alle atmosfere orientali indiane e alla musica folk greca, dai cori alla maniera di Bisanzio al rebetiko, si nutre di profondità, malinconia e consapevolezza. Un album fatto di materie diverse: la voce dolce e cristallina di Kristi Stassinopolou, che si accompagna all’harmonium indiano, le sonorità acustiche del lauto e del bouzouki, gli strumenti di bambù del gamelan campionati, le percussioni, le tastiere ed il sax soprano accanto a misticheggianti sonorità elettroniche, che hanno fatto ascrivere il duo al genere ‘greekadelic’. Un programma di tredici brani originali, di cui Kristi ha scritto i testi e Stathis ha composto le musiche, che mettono insieme i tasselli di un discorso di senso e di flusso unitari. Il sesto album della formazione - la coppia è insieme a Dinos Zouberis al basso, Solis Barki alle percussioni, Jannis Kininis al sax soprano, Petros Fronistas al bouzouki, Nikolas Tsilogiannis, Zois Louvaris e, ancora, Dinos Zouberis ai cori – viaggia tra passato e presente: il primo brano, “Erhetai Heimonas” (“L’inverno sta arrivando”), si apre con le sonorità del mellotron, lo strumento antesignano del campionatore, ideato all’inizio degli anni Settanta, utilizzato dai Beatles innanzitutto e poi da molti gruppi di prog- rock dell’epoca, “Nyn” vuole raccordarsi a quell’atmosfera psichedelica, senza tuttavia riproporre il passato come ricetta per vivere l’oggi. Nella visione estetica suggerita si coglie l’idea della bellezza delle cose reali; in alcuni testi si parla di piante, rocce, nuvole e dell’aspirazione dell’uomo ad essere in armonia con la natura. In “Strati strati” (“Passo dopo passo”) l’ambientazione bucolica del suono dei campanacci e delle grida dei pastori, che guidano le vacche al pascolo, fa da introduzione a una melodia che si muove su tempi balcanici, in “Allaxokairia” (“Il tempo cambia”) le cicale che impregnano le sonorità di un pomeriggio estivo. Il mar Egeo, “acque dell’infinito, a volte calme a volte selvagge” cantato in “Pare me agera” (“Prendimi vento”) è anche il mare le cui acque possono salvare o far perire i rifugiati. La title-track “Nyn” esalta il ‘qui ed ora’ invitando a buttare il passato nel cestino e, come in una meditazione: «Sento il mio respiro, inspiro ed espiro/così fa la vita viene e va/nel mio corpo sento la corrente dell’acqua/Sono una goccia nel grande oceano», recitano alcuni versi in “Mystic rap”. In questo lavoro evocativo dal tono nostalgico, gentile e portatore di speranze – che sembra essere quasi un manifesto culturale e poetico – , Kristi e Stathis propongono il loro rimedio per il quotidiano. L’ultimo brano, “Ola pane ki erhondai” (“Tutte le cose vengono e vanno”), suonato finalmente in tono maggiore, sembra un delicato invito ad aprire la porta alla gioia, “a cambiare il mondo partendo da noi stessi”. 



Carla Visca

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