Speciale Digressione Music: Sakros. Niccolò Piccinni, Filippo Trajetta. Un musicista italiano in America, Affetti e Tastiature. La scuola organaria napoletana a Molfetta tra il XVII ed il XIX secolo

Ensemble Il Mondo della Luna - Sakros, Niccolò Piccinni (Digressione Music, 2015) 
Le produzioni di Digressione Music - label pugliese estremamente coerente e piacevolmente visionaria - si distinguono, nel panorama musicale italiano e non solo, per la qualità di tutti gli elementi che raccolgono: la scelta dei repertori, la selezione degli esecutori, la proposta artistica legata alla ricerca di temi a volte desueti e ripristinati in modo originale. Scorrere il catalogo di Digressione - che convenzionalmente chiamiamo label, in quanto è il punto di incontro di un progetto culturale articolato, di produzione ed editoria musicale, ma anche di promozione, organizzazione e ricerca - ci sposta in una dimensione più profonda rispetto a quella visibile nello scenario della produzione musicale che generalmente osserviamo. Ci si imbatte nella musica antica, nella musica classica, nelle musiche originali o riproposte in chiave jazz, nel canto, nelle musiche world, nello sperimentalismo rivolto ai classici. Ma anche in una riflessione, depositata dentro il progetto generale (la visione) e rinforzata da un’esperienza ormai comprovata, che non si limita mai alla forma. Una riflessione che piuttosto si impone come paradigma di una qualità oggettiva, sul piano esecutivo e su quello contenutistico. Tra i numerosi titoli in catalogo, troviamo “Sakros”, un album in cui l’ensemble Il Mondo della Luna, diretto da Grazia Bonasia, interpreta una parte del repertorio di Niccolò Piccinni, compositore nato a Bari nel 1728 e morto a Parigi nel 1800. Nell’album troviamo due interpretazioni. La prima è “Pater Noster”, composizione per soprano, archi e continuo, con solista Vittoria Didonna. L’opera - “composta per la regina di Francia e Navarra Maria Antonietta” - è una delle più apprezzate tra quelle scritte da Piccinni, come dimostra l’ampia circolazione del manoscritto e la presenza di numerose fonti in collezioni importanti, sia italiane che europee. L’ensemble la esegue in riferimento a un manoscritto depositato a Copenaghen e appartenente al filologo Georg Koës, che lo ha annesso al suo fondo musicale in seguito a un viaggio in Italia. L’altra composizione presente nell’album è il “Credo” per due soprani (Vittoria Didonna e Anastasia Abryutina), basso(Luca Simonetti), archi e continuo, il cui manoscritto è conservato nel fondo antico del convento di San Francesco ad Assisi. Come si può leggere nelle note di copertina, l’impostazione generale dell’opera presenta alcuni dettagli che fanno pensare si tratti di un’esercitazione. Questa tesi è avvalorata da fonti di carattere storico, secondo le quali il numero delle intonazioni fornite dallo tesso Piccinni può essere ricondotto ai “capisaldi pedagogici della scuola napoletana”, tra i quali “poneva proprio l’intonazione”, allo scopo “di preparare a un completo professionismo e alla soluzione di qualsiasi esigenza tecnica, didattica, artistica, estetica”. 


Modus String Quartet - Filippo Trajetta. Un musicista italiano in America (Digressione Music, 2016)
In linea con il programma di produzioni di Digressione Music, nell’album “Filippo Trajetta. Un musicista italiano in America” si incontrano proiezioni artistiche e storico-culturali. Alla base della scelta del tema e del compositore vi è il Modus String Quartet, il quartetto del teatro Traetta (composto da due violini, violoncello e viola), che esegue tre quartetti concertati del compositore nato a Venezia nel 1777 e morto a Filadelfia nel 1854. La biografia di Trajetta - che nel suo periodo di formazione ha studiato composizione a Napoli con Niccolò Piccinni - si interseca con il movimento rivoluzionario napoletano di ispirazione giacobina, motivo per il quale nel 1800, dopo un periodo di prigionia, fugge in America. Qui Trajetta, dopo essersi spostato a Boston, comincia un’attività musicale articolata, legata alla composizione ma anche alla fondazione dell’American Conservatorio of Boston, “la prima scuola di musica in America basata su principi didattici europei”.I tre quartetti concertati sono stati presumibilmente composti nei primi anni dell’Ottocento e sono conservati, in manoscritti non autografi, all’Historical Society of Pennsylvania di Filadelfia. Sono definiti dallo tesso Trajetta come “concertati” in relazione alle relazioni tra le parti di cui si compongono e, di conseguenza, allo scopo di distinguere le composizioni dai quartetti brillanti, nei quali la parte del primo violino è predominante sulle altre. Nei tre quartetti qui proposti il Modus String Quartet utilizza strumenti e archi originali del periodo classico e le revisioni e gli adattamenti sono stati curati da Franco Sciannameo. I quartetti si distinguono per struttura e impianto generale. Il N. 1 è in Mi bemolle maggiore ed è diviso in quattro parti: “Allegro moderato - Cantabile - Minuetto e Trio - Allegro”. Il secondo quartetto in Fa maggiore si sviluppa attraverso un Allegro spiritoso, Andante sostenuto, Minuetto e Trio, Allegretto, mentre il terzoo in Do maggiore proponee Allegro, Tema con variazioni (andantino) e Fugato. Chiudono l’esecuzione tre marce, adattate per archi dall’originale per pianoforte da Pantaleo Gadaleta: “General’s Brown Grand March”, “President’s March” e “Commodore’s Decatur Turkish March”. 


Francesco di Lernia e Gaetano Magarelli - Affetti e Tastiature. La scuola organaria napoletana a Molfetta tra il XVII ed il XIX secolo (Digressione Music, 2016) 
Album straordinario che apre uno scenario poco conosciuto, legato a doppio filo alla città di Molfetta e ad altre aree del nostro paese, nelle quali è più riconoscibile, sul piano storico, la tradizione musicale e, in generale, compositiva. Come si può evincere dal titolo, gli elementi principali ci connettono alla tradizione musicale per organi da chiesa e alla tradizione artigiana dei costruttori, che con le loro botteghe organarie hanno contribuito a definire una tradizione espressiva e, come si legge in un passo delle note al booklet del cd, al “florilegio artistico” che ha interessato l’area nei secoli scorsi. Nonostante vi siano documenti che attestano la presenza di organi a partire dai secoli XII e XIII nell’antica cattedrale di Molfetta (oggi il duomo intitolato a San Corrado), il Settecento è “particolarmente ricco e fecondo” in città, dove sono assicurati organi in ogni chiesa e si corrobora una tradizione tecnica e musicale legata alla scuola napoletana, veneziana e romana. La scaletta dell’album è organizzata in riferimento a una ricognizione degli organi presenti in alcune delle chiese della città ed è composta da ventitré brani eseguiti da Francesco Di Lernia e Gaetano Magarelli. In questo modo la successione dei brani, oltre a informarci sul repertorio, ci restituisce un resoconto organologico imprescindibile per comprendere le esecuzioni e, sopratutto, il contesto storico-culturale entro il quale hanno assunto i loro tratti più rappresentativi. Ciò che emerge più nettamente dai primi ascolti e dalle prime letture - e che colpirà sopratutto i profani - è la complessità del re degli strumenti, che si configura come una specie di orchestra (questione vagamente presente nell’immaginario collettivo). E che si configura come uno spazio ambiguo, multiforme, nel quale le competenze di chi vi agisce sono di carattere artistico e tecnico allo tesso tempo. La mappa degli organi che emerge dall’album fa riferimento a cinque punti precisi, definendo così un percorso culturale e storico di profondo interesse, e puntellato di informazioni sulle caratteristiche organologiche degli strumenti: la chiesa dell’Immacolata (dove è allestito un organo costruito da un anonimo del XVII secolo), la chiesa di San Bernardino (con un organo costruito da don Giuseppe Rubino nel 1767 e restaurato recentemente), la chiesa di Sant’Andrea (con un organo di don Rubino del 1771), la chiesa di San Domenico (con organo costruito da Pietro de Simone nel 1756), la chiesa di Santo Stefano (con organo di Pasquale de Rossi del 1827).  


Daniele Cestellini

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