Gráda - Natural Angle (Compass Records)

Quinto capitolo per la band irlandese-neozelandese-americana dei Gráda, pubblicato dall’attivissima etichetta indipendente statunitense Compass. Il disco è stato registrato a Nashville sotto l’attenta ala produttiva del polistrumentista Tim O’ Brien (ospite in 3 tracce), pluripremiata eccellenza del new bluegrass. In seguito alla metamorfosi dell’organico, il quintetto è oggi costituito da Nicola Joyce (voce, bodhrán, piano), Gerry Paul (chitarra, voce) David Doocey (violino, concertina), Stephen Doherty (flauti, whistle, organetto), Andrew Laking (contrabbasso, voce, chitarra). Oltre a O’Brien nel disco suonano anche John Gardner (batteria e percussioni), Odessa Jorgensen (voce) ed Alison Brown (banjo). I Gráda mettono a punto 12 brani molto godibili – ammiccanti al pubblico degli States dove beneficiano di ampio credito – che esprimono il variegato ventaglio sonoro della band: ovest irlandese, canzone folk americana, melodie appalachiane, spunti pop. Apertura con “Abe’s Axe”, medley di scoppiettanti reel, cui segue la ballatona “John Riley”, storia del comandante del manipolo di immigrati irlandesi, coscritti dell’esercito US, che nella guerra 1846-48, reagendo alla discriminazione degli yankees protestanti, passarono dall’altra parte del Rio Grande, combattendo come battaglione San Patrizio con i correligionari messicani. Anche la successiva, vellutata ballad “No Linen No Lace” è affidata alla bella voce suadente, dalle lievi tinte umbratili, di Nicola Joyce. Nel set successivo, “The Hutt Reels”, il contrabbasso di Laking contribuisce a dare un solido peso ritmico alle due tunes che vedono la band a pieno regime, col flauto di Doherty in bell’evidenza. Il suono d’insieme, in equilibrio tra tradizione Irish e bluegrass, con un andamento fluido e arrangiamenti che non mancano d’inventiva, raggiunge picchi anche nel toccante traditional “The butcher boy”. Quanto a “Five Jumps”, si compone di due strumentali: il primo è un tradizionale danese in cui dialogano chitarra e flauto, nel secondo, un reel, l’atmosfera si infiamma con l’aggiunta di violino, whistle e contrabbasso. Dopo la morbida “Panama”, arriva “Pretty Polly”, altra murder ballad, impreziosita dalle corde (mandolino, bouzouki, chitarra) di Tim O’Brien. Ancora un vivace strumentale danzereccio (“Dotsy’s”), prima di cedere il passo a “Louis Collins”, murder ballad del songster Mississippi John Hurt, in un’originale fattura folk, con dentro l’incisivo banjo di O’Brien e la coppia flauto e violino ad apportare un’impronta Irish nella song concepita nella terra del blues. “Bottom of the Hill” è una canzone american style siglata dal gruppo. Finale con il collettivo “Salthill Bugalù” – dentro pure il brillante banjo di Alison Brown – accattivante strumentale dall’incedere sincopato, degno di una futura versione club remix.



Ciro De Rosa

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